Intervista all’architetto Gianpaolo Della Marina

Da carcere a biblioteca, una trasformazione di luce e libertà

La biblioteca di Tolmezzo ha cambiato casa diverse volte. Inizialmente ospitata nella sede del CUCC, al piano terra del numero 3 di via della Torre, si è poi mossa negli uffici comunali di via del Din, quindi a Palazzo Frisacco, ed ora nelle ex Carceri. Questo ultimo passaggio ha segnato una svolta: la nuova sede, ampia e luminosa, è un invito alla frequentazione, allo studio e alle iniziative aperte al pubblico. Abbiamo incontrato l’architetto Della Marina per capire la genesi del progetto.

Ci racconta la trasformazione del carcere da buio e inospitale locale di pena a biblioteca luminosa e calda? Sono entrambi luoghi sociali, di condivisione, ma il contrasto tra la costrizione dell’uno e la libertà dell’altra non potrebbe essere maggiore…

In effetti il primo ingresso è stato un’emozione grandissima. L’edificio sembrava intatto. Il tetto era collassato a causa del terremoto e dell’inclemenza del tempo, ma le stanze erano ancora arredate – quattro /cinque brande per stanza – e portavano i segni della vita di chi era stato detenuto: il separé nell’angolo, le coperte sui letti, un altare improvvisato col messale aperto sul pianerottolo del primo piano.

Gli edifici sono come libri, raccontano la loro storia attraverso i segni che portano, e questo mostrava senza pudore i segni della sua funzione, svolta dall’epoca napoleonica alla fine degli anni ’60. Il primo carcere era a pianta quadrata, corrispondente solo all’ampiezza del lato del cortile dell’ora d’aria. Poi, con l’istituzione dell’ala femminile alla destra dell’ingresso, ci fu un raddoppio dei volumi che avrebbero dovuto coinvolgere, successivamente, anche il cortile come testimoniano gli archi ciechi che si possono ancora vedere sul lato nord. Il nostro imperativo è stato la conservazione di tutti i segni del racconto, con il massimo rigore.

Il primo lotto di lavori, completato nel 1998/99, si è focalizzato sul consolidamento e la riproposizione del volume esistente se pur fortemente compromesso, mantenendo di fatto la stessa ripartizione degli spazi. Le porte, troppo basse per l’uso attuale, sono state affisse a fianco dei passaggi che custodivano. Anche il cancellino dell’ingresso è quello originale. In tutti i punti in cui è stato possibile abbiamo messo in evidenza la storia del fabbricato. La finitura esterna, per esempio, distingue il primo edificio dal suo ampliamento.

Fin qui il restauro “conservativo”. Ma quali sono stati gli accorgimenti funzionali alla destinazione dell’edificio a biblioteca?

Il primo incarico era limitato al restauro con mandato generico. La destinazione d’uso si è delineata a lavori in corso. Senza snaturare l’impostazione conservativa dell’intervento, abbiamo lavorato con maggior libertà sugli spazi dell’ex ala femminile. La scelta di materiali caldi, tinte chiare, arredi funzionali e impiantistica adeguata ha fatto il resto. Ma in realtà è stato con il secondo lotto di lavori che ho potuto progettare uno spazio “biblioteca” nella piena libertà architettonica affrontando le sfide imposte dai vincoli dettati da un’area molto ben definita dalle murature dell’ex cortile d’aria e dal volume dalle stesse idealmente indicato.

Quindi l’ala nuova è frutto di un incarico successivo?

Prima ancora del completamento del primo lotto l’amministrazione comunale stava considerando l’idea di coprire il cortile per ricavarne una sala polifunzionale. Con il trasferimento della biblioteca nella nuova sede si registrò un considerevole aumento degli accessi ed in breve tempo lo spazio divenne insufficiente. Il direttore di allora, Giulio Boiti, con autorevolezza e competenza, sostenne la necessità di estendere la biblioteca nell’area del cortile creando nuove zone di studio e isole multimediali.

Per l’ampliamento abbiamo scelto materiali leggeri in grado di creare ambienti luminosi, ariosi e “trasparenti” adatti alla funzione di biblioteca in discontinuità con quelli dell’ex carcere chiusi e bui.

La nuova ala, vetrata e a “L” rivolta verso nord, non copre l’intero cortile ma contiene uno spazio esterno con del verde e una fontana. L’inclinazione delle pareti vetrate protegge l’interno dai raggi diretti del sole e favorisce un’acustica ottimale del fabbricato coadiuvata dai pannelli fonoassorbenti al piano terra e dall’andamento curvilinea del soffitto del primo piano. Un grande vano scale mette in comunicazione l’ala nuova con l’edificio storico: qui la coesistenza vecchio-nuovo si legge dal fuori al dentro, e anche dal basso all’alto, tra la porzione ipogea di vecchie mura mantenute in vista e l’ampia scala di vetro del primo piano. L’ampliamento è stato eseguito nel rispetto dell’esistente e dell’ambiente circostante. La nuova ala non si ancora ai muri perimetrali del cortile, né li supera in altezza. E’ di fatto invisibile dall’esterno, costruita a “zero consumo di terreno”, portando i materiali attraverso i passaggi esistenti o calandoli dall’alto. Un po’ come costruire una nave dentro una bottiglia.

La partecipazione con cui ci racconta di questa esperienza è tangibile. A quale parte di questo progetto è più legato?

Lo sguardo dell’architetto si muove sulle pareti dello studio su cui sono esposti progetti, fotografie e articoli, poi si ferma sul computer: anche sul desktop un interno della biblioteca.

Sono legato profondamente a questo progetto, è difficile scegliere una sola cosa… Forse ciò che mi ha toccato maggiormente è stata la possibilità di coniugare armoniosamente, in un modo non banale, il vecchio con il nuovo. Aspetti dialoganti che coesistono e si rispecchiano nell’edificio e nella stessa funzione della biblioteca di Tolmezzo.

(Intervista raccolta il 23 settembre 2015 da Anna Marzona e Marco Craighero)

Pagina aggiornata il 18/05/2024

Quanto sono chiare le informazioni su questa pagina?

Grazie, il tuo parere ci aiuterà a migliorare il servizio!

Quali sono stati gli aspetti che hai preferito? 1/2
Dove hai incontrato le maggiori difficoltà?1/2
Vuoi aggiungere altri dettagli? 2/2
Inserire massimo 200 caratteri